Garoé, l’Albero Alchimista

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C’era una volta…

… un’isola protetta dal mare e dalla lontananza dove i Bimbaches (gli aborigeni di questa parte di mondo) vivevano in armonia con la natura. Laggiù, da qualche parte nell’interno, nascosto da colline e boschi, viveva un Grande Albero Alchimista chiamato Garoé, che distillava le nebbie perenni degli alisei trasformandole in acqua, poi raccolta in grandi bacini per il sostentamento di tutta la popolazione indigena.

Quest’isola si chiamava El Hierro.

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Quando i conquistadores approdarono sulla costa e decisero che quella rigogliosa terra vulcanica che segnava, gloriosa, il confine del mondo allora conosciuto poteva essere un buon posto per riposare le ossa, i Bimbaches nascosero il grande Garoé e la sua perpetua fonte vitale agli invasori, nell’intento di farli morire di sete.

Lo stratagemma si rivelò ingegnoso ed efficace, almeno fino a quando l’amore, come spesso accade, ci mise lo zampino e Agarfa, giovane bimbache irretita nelle trame di un cuore che parlava andaluso, svelò la presenza del Grande Alchimista. E allora l’albero sacro, esposto al tocco di mani straniere senza rispetto che nulla sapevano della sottile magia con cui trasmutava il vento in pioggia, decise di togliersi la vita. Nel modo più epico, come si addice a un eroe: facendosi abbattere da una tempesta.

E così morì, come tutti si muore, cambiando colore (cit.).

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Oggi…

Niente e nessuno a questo mondo è insostituibile, nemmeno gli Alchimisti.

Così oggi, a pochi chilometri da San Andres, protetto da un cancello e da una dolce canaria con i capelli color lilla, svetta una replica del árbol sagrado. È più piccolo, come si compete a un replicante, ma ha ricevuto in eredità dall’antenato l’arte preziosa di distillare acqua dalle nuvole alisee.

Ai suoi piedi, taniche naturali di un verde quasi fluorescente ricordano che tutto ciò che necessita all’uomo è lì, che affonda le radici nelle viscere della terra.

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