Se da una parte l’intero arcipelago canario condivide un bagaglio tradizionale comune, è anche vero che ogni isola presenta le sue varianti peculiari, che la distinguono rispetto alle altre.
Nel caso di El Hierro, le differenze si riscontrano soprattutto in alcune danze, tipicamente herreñe, e nell’abitudine di utilizzare il “fischietto” (una sorta di flauto) nelle bande di accompagnamento alle danze.
Gran parte delle tradizioni dell’isola, che dopo la guerra civile spagnola sembravano destinate a cadere nell’oblio, sono state riportate in auge dall’amore di Benito Padrón Gutiérrez, celebrato cittadino herreño il cui nome è legato soprattutto al Carnevale e alla Calata dei Carneros.
Da allora, lo stesso governo locale si è fatto promotore della conservazione e della valorizzazione del folklore di El Hierro, destinando cospicue sovvenzioni a chi le porta avanti.
Oggi a El Hierro sono presenti 6 gruppi folkloristici di ballerini e musicisti che si esibiscono ogni volta che se ne presta l’occasione.
Feste e festività di El Hierro
Da isola profondamente cattolica quale è, non stupisce affatto che le principali feste di El Hierro siano di carattere religioso. Degli appuntamenti classici della Chiesa cattolica qui hanno un particolare rilievo la Pasqua, i cui festeggiamenti si protraggono per una settimana (Semana Santa) e la festa dei Re Magi, il 6 gennaio.
Le feste religiose dell’isola però non si fermano qui: dalla Bajada de la Virgen, alla festa della Croce di El Pinar, fino alle innumerevoli celebrazioni legate ai santi, l’isola è tutto un fermento religioso vissuto nella tipica modalità herreña, vale a dire condito con generose dosi di canti, balli e bicchieri di vino.
Oltre a quelle religiose, El Hierro conta inoltre alcune interessanti festività laiche legate alla tradizione pastorale e agricola dell’isola.
La Bajada de la Virgen

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Chiamarla festa è quasi riduttivo, considerando che richiama a El Hierro migliaia di persone, mettendo a dura prova il delicato equilibrio di questa isola minuscola profondamente devota a quell’antica divinità chiamata Tranquillità.
La Bajada è una festa religiosa molto sentita dagli herreñi, che portano in processione la statua della Virgen de los Reyes, patrona e protettrice dell’isola, dall’omonimo eremo fino al capoluogo Valverde. La discesa (bajada) si sviluppa per la bellezza di quasi 30 chilometri (28,7 per la precisione) tagliando l’isola in un percorso impegnativo di sali e scendi molto suggestivo.
Per la festa, l’isola viene letteralmente presa d’assalto, non solo dai “cugini” canari ma anche da migliaia di persone che vivono oltreoceano. La Bajada è infatti l’occasione per migliaia di herreñi espatriati in Venezuela di fare ritorno sull’isola e ricongiungersi per qualche giorno ad amici e parenti per festeggiare insieme la Vergine.
Ogni quattro anni, nel mese di luglio, la popolazione dell’isola triplica. Per chi ci vive è indubbiamente uno shock vedere questo oceano umano riversarsi in ogni angolo dell’isola, colmare le sue strette stradine, riempire gli alberghi, le case e i parcheggi. Ma il coinvolgimento della popolazione è viscerale e l’attesa enorme: sul sito ufficiale della Bajada c’è già il conto alla rovescia per la prossima edizione.
La festa dura la bellezza di un mese, anche se il momento clou è la discesa della Vergine, che si tiene il primo sabato di luglio e che dà il via alle celebrazioni.
Si parte dal Santuario de Nostra Señora de Los Reyes, situato a La Dehesa, nell’estremità occidentale dell’isola, e si percorre l’antico cammino della Vergine (GR 131), fino a raggiungere il piccolo paese di Valverde. La statua resta nella parrocchia del capoluogo per nove giorni (novena) per essere celebrata dai fedeli, poi comincia un lungo pellegrinaggio nei vari paesi dell’isola, prima di ritornare con la subida (ascesa) al santuario.
Come da migliore tradizione canaria, a discesa è accompagnata da decine e decine di ballerini, che si scatenano al suono delle nacchere (chácaras), dei flauti traversi e dei tamburi. L’abito tradizionale, identico per uomini e donne, è composto da ampi pantaloni bianchi e una lunga casacca, bianca anch’essa, stretta in vita da una sorta di grembiulino rosso. Rossa è anche la mantellina che copre le spalle e che viene annodata al collo. Sul capo, svettano coreografici e vaporosi cappelli bianchi impreziositi da coccarde rosse.
La discesa, che in realtà è un lungo sali e scendi, è molto faticoso e non risparmia incidenti. Ogni anno finiscono all’ospedale decine e decine di persone per cadute, malori e scottature (il sole a luglio può essere davvero impietoso). Sorprendentemente, però, gli incidenti principali non sono i colpi di calore, ma le dispute tra i comuni dell’isola per l’onore di poter portare la Vergine entro i propri confini. Talvolta il fervore religioso con cui l’evento viene vissuto può scatenare forti tensioni, come accaduto durante l’edizione del 2013.
Dopo ogni bajada che si rispetti, c’è naturalmente una subida: dopo il mese di festeggiamenti, la Vergine, attraverso un percorso diverso da quello della discesa, viene riportata al santuario, dove i fedeli accorrono in massa per renderle omaggio.
Il 1° agosto la festa si chiude ufficialmente e l’isola ritorna per altri 4 anni alla normalità e alla tranquillità che le compete.
Origini della festa
Nel 1614, i pastori herreñi chiedono al comune di Valverde il permesso di prendere dal santuario l’effige della Madonna e portarla a Valverde per celebrare una novena. Lo scopo è chiedere la fine del lungo periodo di siccità che ha colpito l’isola. Gli animali stanno morendo e si contano vittime anche tra la popolazione. Malgrado la gravità della situazione, il permesso viene negato.
I pastori decidono però di ignorare il divieto. Nottetempo “rapiscono” l’immagine e la portano alle grotte di Lemos, poi chiedono al parroco di condurla nella chiesa del paese. La statua non fa in tempo a varcare la porta della chiesa, che comincia a piovere abbondantemente in tutta l’isola.
Poco più di un secolo dopo, nel 1740, una nuova siccità si abbatte su El Hierro e con lei il desiderio di riportare la Vergine a Valverde per una nuova novena. Questa volta il permesso è accordato. La Vergine non delude nemmeno questa volta: l’ultimo giorno della nevena le nuvole si alzano dal mare e la pioggia comincia a scrosciare sull’isola.
Il 29 gennaio del 1741 la città di Valverde fa voto di portare ogni quattro anni la statua della Vergine a Valverde in segno di gratitudine per la pioggia ricevuta. Gli herreñi mantengono la promessa e nel 1745 viene celebrata la prima edizione della Bajada.
Nel 1965 la festa viene spostata dal mese di maggio a quello di luglio, nel periodo delle vacanze, per permettere sia agli herreñi sia ai visitatori esterni di partecipare a questa grande festa popolare.
L’arrivo della statua della Vergine de Los Reyes a El Hierro
In assenza di notizie certe, riportiamo la suggestiva leggenda sull’arrivo della statua della Vergine de Los Reyes a El Hierro.
Il 6 gennaio del 1546, una nave diretta in America fa naufragio sull’isola. I marinai scambiano la statua in cambio di un po’ di cibo, ma quando ripartono se la riprendono e cercano di portarla via con sé. La nave però non va. Per gli isolani il messaggio è chiaro: la statua vuole restare a El Hierro!
I pastori portano la Vergine nella Cueva de la Virgen, a Caracol, e la battezzano “de Los Reyes” in onore del 6 gennaio, il giorno del suo arrivo. Da quel giorno diventa la Patrona dell’isola.
Visitare El Hierro durante la Bajada

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Alloggio
Durante la Bajada l’isola viene presa letteralmente d’assalto e pensare di arrivare senza alcuna organizzazione pianificata con largo anticipo è semplicemente una follia.
Alle tradizionali sistemazioni se ne aggiungono centinaia di improvvisate: le case vengono aperte ed è possibile trovare sistemazioni spartane e arrangiate praticamente ovunque. Durante la notte della Bajada le spiagge si riempiono di tende improvvisate, sacchi a pelo e macchine colme di corpi allungati nel tentativo di riposare qualche ora.
Nemmeno a dirlo, i prezzi degli hotel, delle pensioni e delle case rurali schizzano in questo periodo alle stelle.
Per assicurarsi un alloggio occorre muoversi con mesi di anticipo, le soluzioni migliori (e più economiche) vanno via anche 6-12 mesi prima, quindi è fondamentale muoversi per tempo!
Collegamenti
Durante la Bajada i collegamenti via aria e via mare con le altre isole aumentano. Per informazioni aggiornate sui traghetti consultare il sito della Naviera Armas, mentre per i voli i siti di riferimento sono quelli della Binter e di Canary Fly.
Informazioni pratiche
Quando: il primo sabato di luglio, ogni 4 anni
Dove: El Hierro
Prossimo appuntamento: 3 luglio 2021 (70° edizione)
Info: http://www.bajadaelhierro.es/. Tel. 922550302 /26
Carnevale
Ogni isola canaria ha il suo modo peculiare di vivere il carnevale. Dal carnevale bianco dei Los Indianos de La Palma ai Los Diabletes di Lanzarote, fino ai festeggiamenti gay friendly di Gran Canaria con incoronazione della drag queen più bella, in tutto l’arcipelago canario il carnevale si festeggia in modo molto eccentrico e pittoresco.
El Hierro non delude e mette sul piatto non solo alcune delle più tipiche tradizioni canarie, come il funerale della sardina e le parate di carri, ma anche una interpretazione completamente autoctona: Los Carneros di Tigaday.
La domenica e il martedì di Carnevale, le strade di Tigaday (Frontera) si riempiono di orde barbariche di giovani travestiti di pelli, maschere e corna di pecora e montone, che impazzano per il centro cercando di spaventare e acciuffare quanta più gente possibile. I malcapitati vengono gettati a terra e il loro viso cosparso di lucido nero da scarpe. Los Carneros, che rappresentano entrambe le parti della tradizione agreste – montoni e pastori – non guardano in faccia a nessuno, nemmeno dentro i bar. L’unica zona franca è la piazza del paese, la cui “sicurezza” è vigilata niente di meno che dalla polizia, sempre carente di attività di sorveglianza in un’isola come El Hierro.
L’arrivo de Los Carneros è annunciato da un gran fermento tra la gente raccolta nella piazza e ai lati della calle principale. Ogni tanto qualcuno prova a spezzare l’attesa correndo, scatenando il panico generale, ma è solo un falso allarme. Ne devono passare diversi, prima che Los Carneros facciano la loro comparsa. E lo fanno secondo tradizione: facendosi annunciare da un frastuono di campanelli e sonagli. Li accompagna El Loco, il matto, che ha il preciso compito di fare confusione trascinando catene e un machete a terra.
Le origini de Los Carneros
La calata de los Carneros di El Hierro è un richiamo alla tradizione pastorale dell’isola, omaggio ai pastori herreñi, un tempo numerosissimi.
L’antica tradizione venne rispolverata, assieme a tante altre, da Benito Padrón Gutiérrez, uomo chiave del recupero delle usanze e delle feste popolari dell’isola. Nel 1940, i giovani tornarono per la prima volta dopo la Guerra Civile a travestirsi come da tradizione nella casa di proprietà di Benito Padrón e della sua famiglia, chiamata “Casa della paura”. Per ringraziarlo per l’immenso contributo dato alla conservazione delle tradizioni culturali e folkloriche dell’isola, il comune ha recentemente dedicato all’illustre cittadino la “nueva plaza”, quella dove ogni domenica si tiene il mercadillo di Tigaday.
Los Carneros richiamano altre figure del carnevale europeo che si riallacciano agli antichi culti pagani dedicati a Dioniso, la divinità delle messi e della rinascita della natura. Durante questi riti, un tempo diffusi in tutta l’area del Mediterraneo durante le calende di gennaio, gli uomini si travestivano con pelli e teste di animali per salutare la morte e la rinascita della natura e del raccolto.
Sono un esempio di retaggi di questa tradizione i Boe e i Merdula sardi e i kurent sloveni.
Informazioni pratiche
Quando: tra febbraio e marzo
Dove: Tigaday (Frontera)
Prossimo appuntamento: 3 e 5 marzo 2019
Altre festività
Fiesta de los pastores (La Dehesa, 25 aprile)
È una delle feste più antiche dell’isola. Risale al 1567, anno in cui venne costruito l’eremo della Virgen de Los Reyes per accogliere la statua che fino a quel momento si trovava nella Cueva del Caracol.
Dopo avere portato il bestiame alla Cueva, si celebra messa nel santuario e si finisce con la processione dei pastori che portano la Vergine attorno al tempio, accompagnati immancabilmente da musica e danze.
La cruz (El Pinar, 3 maggio)
Da queste parti dell’isola, a quanto pare, l’onore più grande è creare la croce più bella. Sono Taibique e Las Casas, due minuscoli paesi del comune di El Pinar, a sfidarsi ogni anno in questa bizzarra competizione.
Le croci, realizzate da artigiani locali, vengono adornate secondo tradizione dalle ragazze nubili dei due paesi, che la rivestono di gioielli, collane, anelli, frutta e fiori. Come sempre l’occasione è buona per ballare a suon di flauti e tamburi fino a notte inoltrata.
Feria de La Apañada (San Andrés, 1º domenica di giugno)
Festa tradizionale e molto amata dagli herreñi dedicata alla El Hierro più vera e tradizionale.
Per tutto il week end le vie del piccolo paese si riempiono di prodotti agricoli, specialità gastronomiche e prodotti artigianali. Ampi spazi sono inoltre dedicati all’esposizione di macchinari agricoli e a gare ippiche.
San Simón (Sabinosa, ultimo sabato di ottobre)
Ogni ultimo sabato di ottobre, Sabinosa celebra il vino. Le cantine si aprono, così come le case e le vie di questo minuscolo paesino arroccato sul Golfo si riempiono di canti, balli, cibo e risate.
Un tempo era concesso solo agli uomini di partecipare, ma dalla fine degli anni Ottanta i festeggiamenti sono aperti anche alle donne.
Si parte alle 21 e si festeggia fino a mezzogiorno del giorno dopo, quando ci si riunisce per un abbondante pranzo nel campo sportivo del villaggio a base di agnello, patate e vino.
Calendario delle feste tradizionali di El Hierro
3 maggio: La cruz, El Pinar
15 maggio: San Isidro, Valverde
1º domenica di giugno: La apañada, San Andrés
24 giugno: San Juan, La Restinga e Las Puntas
16 luglio: Virgen del Carmen, La Restinga
15 agosto: La Candelaria, Frontera
12 settembre: La Paz, El Pinar
24 settembre: Virgen de los Reyes, La Dehesa
28 ottobre: San Simón, Sabinosa